Attacco alla colonna

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ATTACCO ALLA COLONNA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Il Lord comandante si guardò intorno. I pochi uomini che gli erano rimasti avevano ancora in pugno le loro armi. Al riparo tra gli alberi, silenziosi e cupi, fissavano la sua alta figura al centro in mezzo a loro, in attesa di un gesto, di un ordine ancora. Gli orchi, veloci e letali, si erano abbattuti sulla colonna militare senza alcun segno di preavviso seminando panico e mietendo vittime. Il loro primo assalto fu devastante.

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Il passaggio del turno

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IL PASSAGGIO DEL TURNO

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Incredibile, eravamo sotto di un gol e non ci stava riuscendo nulla di quello che avevamo pianificato in settimana. Le nostre aspettative su quella partita erano francamente molto diverse dal quadro che si era andato delineando e più il tempo passava e più il nervosismo si impadroniva di noi.

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Il filtro che faceva volare

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IL FILTRO CHE FACEVA VOLARE

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Dalla collina ad est del villaggio, oltre il bosco degli antenati, si alzava una fine e sinuosa colonna di fumo. Veniva dalla tenda del vecchio Nubinaru, non c’erano dubbi. Il fatto è che c’era sempre del fumo che usciva dalla sua tenda fatta da colorati rattoppi e mille cuciture grossolane. Chissà perché questa volta la cosa mi aveva così colpito.

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L’Acchiappatopi

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L’ACCHIAPPATOPI

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

All’interno del piccolo granaio non si sentiva volare una mosca. Nell’angolo ovest, vicino la scalinata di pietra, Timmy stava acquattato, in attesa e ben nascosto nel buio. Immerso nel silenzio del suo nascondiglio, aveva optato per la solita posizione sul fianco sinistro e, perfettamente a suo agio, controllava il proprio respiro cercando di mantenerlo profondo e regolare.

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AUREA FORTUNA

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AUREA FORTUNA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Il mio nome è Fiero Liborio e come mi ritrovai ai ceppi della galea Aurea Fortuna di Venezia è racconto troppo lungo e difficile da credere e da affrontare ora e in questa sede. Si sappia solo però, e il Signore me ne è testimone, che le vicende che mi videro coinvolto mio malgrado furono il risultato di in una incredibile e mirabolante miscela di tristi vicende, terribili malintesi e sconcertanti fraintendimenti. Questo potrebbe far pensare che qualsiasi altro avvenimento successivo non possa che destare meno interesse, ma ciò che mi accadde da quel momento in poi fu ancora più straordinario se possibile.

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La solita giornata lavorativa

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LA SOLITA GIORNATA LAVORATIVA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Come sempre il cielo era di un azzurro perfetto, nessuna nuvola troppo ingombrante in vista e il rassicurante verde luccicante dei giardini della zona residenziale a farla da padrone. Klint uscì di casa chiudendo dietro di sé il pesante portoncino, una solita giornata lavorativa lo attendeva.

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LA GRANDE SFERA

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LA GRANDE SFERA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

In un tempo assai lontano, ignorando le leggi della scienza, nacque e si sviluppò una minuscola, pulsante, affascinante e misteriosa particella fatta di una energia assolutamente negativa. Dalle più profonde ed inesplorate pieghe di ciò che è ancora lontano dall’essere scoperto, nel punto più nascosto ed oscuro del cuore di ogni essere umano, l’ignota particella aveva trovato nutrimento. Una razza incredibilmente evoluta e allo stesso tempo arida come mai era accaduto nella storia del mondo fu per lei terreno straordinariamente fertile.

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IL GIOVANE ARTHUR

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IL GIOVANE ARTHUR

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Il giovane Arthur si strinse nel mantello. Faceva freddo, ma nonostante i brividi non poteva fare a meno di sorridere. Non vedeva l’ora di raggiungere il suo maestro: questa volta padre Malidas sarebbe stato finalmente soddisfatto di lui. Aprì il vecchio portone di legno marcio e si diresse pieno di eccitazione verso il padre seduto al solito in un angolo della modestissima abitazione.

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LA CASSAFORTE

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LA CASSAFORTE

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Era davvero una bella giornata di sole. Cielo limpido e temperatura accettabile. Finalmente, aggiungerei. Anche se era Novembre non era detto che il maltempo dovesse regnare incontrastato in mezzo al buio e al freddo non concedendo tregua. Con tutte quelle piogge interminabili dei giorni passati sembrava che il sole fosse fuggito senza la minima intenzione di tornare indietro, ma alla fine aveva deciso di cambiare idea.

Kirk ne aveva approfittato ed era andato a fare una passeggiata: si era concesso un caffè nel bar meno affollato che aveva incontrato durante il suo giro di disintossicazione mentale dall’imposta cattività e addirittura aveva deciso di comprare il giornale, uno qualsiasi, senza preferenze. In genere non era un fedele acquirente delle pagine delle notizie dell’ordine precostituito, ma quella mattina si sentiva ispirato e anche un po’ curioso di vedere se il filone del nuovo giornalismo fosse sempre lo stesso. Respirando a pieni polmoni la piacevole e rinfrancante aria della strada di ritorno verso casa, incrociò un paio di vicini anch’essi a spasso; di solito non si trattavano particolarmente, ma nonostante tutto li salutò cordialmente e fu incredibilmente ricambiato. Di buon umore imboccò  il viale di casa sua alternando un passo corto ad uno più lungo facendo un gioco dalle strane regole, poi il sorriso che timidamente si era fatto largo sul suo volto si pietrificò mutando in una smorfia incontrollata.

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TOT HABET SACRAMENTA QUOT VERBA

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TOT HABET SACRAMENTA QUOT VERBA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Jo doveva affrettarsi, mancava poco al “coprifuoco” e non aveva alcuna voglia di incontrare qualche “segugio” per strada. Lui lo chiamava ancora così: “coprifuoco”, anche se ormai l’autorità, per scrollargli di dosso quel non so che dal retrogusto da conflitto militare che si portava appresso, lo aveva ribattezzato come “Limite temporale della zona sicura”.

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