LA LUNA ROSSA -4°parte-
un racconto di Paolo Rocchigiani
Dopo che il profumo di arrosto aveva pervaso famelicamente l’ambiente, fu la volta del caratteristico odore di tabacco delle Baronie contenderne il primato diventando sempre più intenso. Regnava un’ aria di soddisfatto ozio con buona pace dell’oste, quando la porta della locanda si aprì e due tizi entrarono.
-No Don, fallo un’altra volta, una sola altra volta e io… io ti ammazzo! Ore di appostamento per che cosa? Te lo dico io! Nulla, NULLA!
Così urlava istericamente il piccolo goblin dagli occhi spiritati, mentre saltellava e agitava minacciosamente un pugnale contro quello più alto. Gridando e sbuffando lo spinse via e andò a sedersi al tavolo di Lune dopo averci piantato con chirurgica precisione la piccola arma. Scosse rassegnato il capo al saluto dei commensali intanto che Don stringeva tra le braccia il fodero della propria spada come fosse stata una dama da accompagnare in una danza pomposa e senza musica.
-Suvvia Arsenio mio, dove altro hai mai potuto mirare una donna di così tanta bellezza; così soave e divina…-
-… e puttana!- lo interruppe il goblin che in cagnesco si agitava sulla panca.
Phanelion, dall’aria malcelatamente disgustata, cercò di guadagnare qualche centimetro allontanandosi dal turbolento tipetto tutt’altro che affabile.
-Era una baldracca, idiota! Una lurida prostituta. Per colpa sua e soprattutto tua, brutto pezzo d’asino, non abbiamo concluso nulla!
-Non sai quello che dici amico mio, lei era una mela pregiata che attendeva solo di essere colta e…gustata.- Don riportò l’arma e il suo fodero al consueto posto al suo fianco e, allisciandosi i perfetti baffetti neri, si unì alla compagnia.
Arsenio si passò la mano sulla faccia allungandosi il muso tenendogli lo sguardo addosso. Lune fece spazio e, annuendo energicamente, accolse Don con calorose pacche sulle spalle, mentre Karun non poteva fare a meno di ridere rischiando di bere lo schifoso liquame della pipa che si era acceso a coronamento del soddisfacente pasto.
-Dai sgorbietto, un colpo andato male non è certo la fine del mondo!
Il goblin scattò istintivamente verso Karun che , tra una spippacchiata e l’altra, si stava dando una goduriosa grattatina dietro un orecchio .
-Ehi tu, nessuno ti ha interpellato cagnaccio pulcioso!
Arsenio era sempre stato simpatico al lupumano… altrimenti appena finito di proferire la parola “pulcioso”, la sua testa sarebbe rotolata molto lontano dal piccolo corpo. Il grosso lupumano si limitò a sbuffare una grossa nuvola di fumo non trattenendosi dal vedere il goblin così buffamente aggressivo.
-Calma signori, non scaldatevi… oh calore… certo, come quello di lei!- Così dicendo Don salì sul tavolo con agile leggerezza; sfoggiando la sua grande arte drammatica cominciò il suo racconto della nottata, non lesinando particolari estremamente piccanti. Phanelion arcuò un sopracciglio sistemandosi per sentire meglio, sgranando i folli occhi Lune si lanciò in grasse risate insieme a Karun che quasi si rovesciò dalla panca. Alla fine anche Arsenio si ritrovò a brindare tra un boccone e l’altro e ad applaudire le gesta dell’amico “artista”. Intanto non c’era traccia degli altri compagni che ancora dovevano arrivare.
5°parte