LA LUNA ROSSA -1°parte-

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LA LUNA ROSSA  -1°parte-

un racconto di Paolo Rocchigiani


La leggenda gelosamente custodita tra le logore, fragili ed ingiallite pagine di antichi manoscritti, e così fantasiosamente propinata ad affascinati ascoltatori di tutte le età da eserciti di estrosi ed improbabili imbonitori e cantastorie, narrava di un mistico, senziente ed innaturale oggetto creato nei tempi in cui la razza umana muoveva i suoi primi passi sulla faccia della Terra.

Guidate da sapienza infinita, capaci mani di esseri dimenticati l’avevano forgiato: dall’aspetto di un artefatto metallico raffigurante una luna rossa, dalla grandezza di un cuore umano o dell’occhio dell’entità che nelle terre del sud chiamano Destino, la Luna Rossa viaggiava attraverso le pieghe del tempo canalizzando al suo interno il potere degli usufruitori di magia dell’epoca da lei scelta per la “raccolta”. Dando prova di un appetito insaziabile, inebriandosi dell’energia magica con cui veniva a contatto, l’avrebbe dunque donata in quantità inimmaginabile, alle soglie della fine dei tempi, all’uomo di magia da lei prescelto perché suo pari ancestrale; il tutto perché guidata da un unico, ossessivo, oscuro e terrificante obiettivo: mettere in ginocchio gli dei e renderli schiavi di un ordine nuovo ed impensabile.

Col trascorrere del tempo, sotto la cappa celante dell’anonimato e dell’inganno, pare fosse nata, per poi proliferare in modo tentacolare, una confraternita segreta pronta ad accogliere l’oggetto nella propria epoca nella devota e cieca convinzione in una ricompensa favolosa e senza pari, ma nessuno, a parte alcune stereotipati ed improbabili personaggi di rari racconti di un poco affidabile filone nato dalla leggenda originale, poteva giurare di averne mai incontrato gli adepti: fatto decisamente strano visto il numero di avventurieri e sedicenti studiosi che si erano avvicendati nella ricerca dell’oggetto.

Comunque, in un mondo in cui la magia era fonte responsabile diretta o indiretta di una grande quantità di eventi, questa era solo una storia come tante altre, forse declassata, per di più tradotta e ritradotta, riadattata ad usi e costumi diversi, troppo condita a volte ed altre resa forse fin troppo scialba: l’ennesima insomma sulla fine della realtà così come si conosceva; buona all’occorrenza per essere raccontata intorno al fuoco ad una compagnia avida di pensieri che non facessero prendere facilmente sonno, oppure per arginare la vivacità strafottente di un bambino indisciplinato, ma si sa che il confine tra racconto e realtà è così labile, sinuoso e sottile che a volte l’uno si perde nell’altra e viceversa. Quella mattina il sole sull’Impero cominciava a riscaldare la pungente aria delle prime luci del giorno, quando nell’angolo più buio del suo studio, uscendo da uno stato molto profondo di trance, il vecchio mago, appoggiandosi in modo quasi liberatorio allo schienale della sua poltrona, con un filo di voce esclamò esausto: “L’ho trovata!”

2° parte

 

Paolo Rocchigiani

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