LA CASSAFORTE

Tempo di lettura: 4 minuti

LA CASSAFORTE

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Era davvero una bella giornata di sole. Cielo limpido e temperatura accettabile. Finalmente, aggiungerei. Anche se era Novembre non era detto che il maltempo dovesse regnare incontrastato in mezzo al buio e al freddo non concedendo tregua. Con tutte quelle piogge interminabili dei giorni passati sembrava che il sole fosse fuggito senza la minima intenzione di tornare indietro, ma alla fine aveva deciso di cambiare idea.

Kirk ne aveva approfittato ed era andato a fare una passeggiata: si era concesso un caffè nel bar meno affollato che aveva incontrato durante il suo giro di disintossicazione mentale dall’imposta cattività e addirittura aveva deciso di comprare il giornale, uno qualsiasi, senza preferenze. In genere non era un fedele acquirente delle pagine delle notizie dell’ordine precostituito, ma quella mattina si sentiva ispirato e anche un po’ curioso di vedere se il filone del nuovo giornalismo fosse sempre lo stesso. Respirando a pieni polmoni la piacevole e rinfrancante aria della strada di ritorno verso casa, incrociò un paio di vicini anch’essi a spasso; di solito non si trattavano particolarmente, ma nonostante tutto li salutò cordialmente e fu incredibilmente ricambiato. Di buon umore imboccò  il viale di casa sua alternando un passo corto ad uno più lungo facendo un gioco dalle strane regole, poi il sorriso che timidamente si era fatto largo sul suo volto si pietrificò mutando in una smorfia incontrollata.

A pochi metri dalla sua abitazione si accorse che la porta di ingresso era aperta. Scartò immediatamente l’ipotesi di averla dimenticata aperta lui stesso e si precipitò dentro senza ulteriori pensieri. Fu subito chiaro che la casa era stata svaligiata. Corse nel suo studio ed in un indicibile caos trovò la sua cassaforte antincendio sfondata. I registri della sua contabilità e i manoscritti dei suoi libri erano distrutti. Fogli e parti di essi inondavano la stanza.

L’incredulità, e allo stesso tempo la crescente consapevolezza che era un fatto che poteva davvero accadere, lo avvolse. Alla fine era davvero successo: uno dei suoi racconti sulle cospirazioni governative in atto aveva davvero fatto centro avvicinandosi talmente alla verità che il governo aveva dovuto intervenire. Agenti in borghese erano entrati e avevano fatto il lavoro sporco. Lo aveva sempre sospettato ed ora era sicuro: esistevano scomodi fascicoli sul suo conto che potevano giustificare un loro intervento. Cosa fare?

Kirk si sentiva in pericolo e fu assalito da un’angoscia crescente. Un momento, un momento. Forse non c’entravano agenti operativi di qualche dipartimento segreto, ma si era trattato solo di balordi drogati che avevano fatto irruzione con scopi ben più pratici. Se cercavano soldi erano davvero impasticcati per bene e avevano fatto un gigantesco buco nell’acqua! Ma la cassaforte? Come avevano potuto ridurla in quello stato? Kirk portò le mani sui lati della testa quasi a volerla trattenere da una fuga improvvisa. Con la vista leggermente offuscata, per un attimo gli parve che la cassaforte fosse intatta e la casa in perfetto ordine. Tutto sembrava tornato d’incanto alla normalità. Forse non era successo nulla e lui aveva avuto solo una visione di un possibile futuro in cui era avvenuta l’effrazione. No, no. Scosse con forza il capo abbandonando quella improbabile illuminazione e, sbattendo ripetutamente le palpebre, si accorse che la cassaforte era ancora sventrata e che quindi qualcuno era davvero stato lì per distruggere il suo lavoro, il suo amato lavoro.

Si lasciò cadere sulla sua poltrona preferita. Doveva chiamare la polizia, non c’era altra cosa sensata da fare. Aveva già la cornetta del telefono in mano quando fu colto da un pensiero arrivato luccicante come lo scintillio di uno specchio colpito da un raggio di sole estivo. Gli era tornato in mente l’ultimo romanzo su cui stava lavorando e in particolar modo il composto che il suo protagonista aveva sintetizzato proprio per l’apertura delle casseforti. Bastava versarlo su una superficie metallica e attendere che si vaporizzasse penetrando attraverso gli strati di protezione fino ad espandersi con improvvisa violenza dall’interno con l’effetto di una vera e propria bomba. Guardò allora la cassaforte e lei sembrò guardare lui: gli effetti dello sfondamento erano inconfutabilmente compatibili con il modo di operare del composto.

Con straordinaria lentezza tentò di mettere a posto la cornetta. Il respiro gli si smorzò in gola. Pallido e con gli occhi sgranati, da quella posizione, seduto sulla poltrona, guardava ciò che non poteva vedere prima: sotto la scrivania dello studio c’era un uomo steso a terra, immobile. Nel raggelante silenzio della casa violata poteva distinguere il battito accelerato del suo cuore. Alla fine riuscì a trovare la forza ed il coraggio per alzarsi. Guardingo si diresse verso il corpo aspettandosi un movimento da un momento all’altro che però non avvenne. Si inginocchiò  e timoroso cercò di girare il corpo martoriato.

Erano giorni che pioveva e Kirk, nonostante fosse preso dalla stesura del suo ultimo romanzo, cominciava a diventare insofferente: una boccata d’aria era quantomeno auspicabile. Tra una pausa e l’altra aveva tentato di riprodurre il composto che il protagonista del libro avrebbe usato per aprire la cassaforte. Aveva avuto la formula da un insider che aveva intervistato per un  suo articolo poco edificante nei confronti del governo riguardo alcuni suoi presunti loschi affari;  si era sempre ripromesso che avrebbe tentato di produrla e ora aveva avuto il tempo per dedicarsi a quel progetto. Profondamente ispirato racchiuse il risultato dei suoi sforzi  in una boccetta e la posò sulla sua cassaforte per visualizzare e poi scrivere la scena in cui l’eroe l’avrebbe usata.

Intanto il tempo non accennava a migliorare, ma  Kirk nonostante tutto decise di fare ugualmente una passeggiata . Si alzò di scatto dalla sedia della scrivania spostandola di lato per dare seguito alla sua decisione e cavalcarla senza ripensamenti.  Nello slancio non si accorse di aver fatto cadere la boccetta sulla cassaforte. Con strabordante voglia di libertà fece per uscire, aprì la porta di casa, ma mentre stava per solcare l’uscio la sua attenzione fu attirata da uno strano rumore tipo sfrigolio proveniente dallo studio. D’istinto rientrò e grandi passi si diresse verso il luogo di provenienza del rumore. Più si avvicinava  e più anche uno strano odore metteva in allarme i suoi sensi. Dalla cassaforte fuoriusciva uno strano e poco consistente fumo giallo. Confuso sul da farsi istintivamente tentò di avvicinarsi. Per un istante il fumo sembrò cessare  quasi rassicurandolo, poi l’improvvisa e violentissima deflagrazione che ne seguì sfondò la cassaforte e lo investì in pieno scaraventandolo senza vita sotto la scrivania devastando lui e tutto il suo lavoro, il suo amato lavoro.

Paolo Rocchigiani

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