QUARANTENA GEOSTAZIONARIA
un racconto di Paolo Rocchigiani
Avrei trovato quel maledetto drago ad ogni costo. La mia armatura resistente al suo soffio mortale mi avrebbe protetto e la mia Ammazzadraghi +3, affilata e bramosa di una vittoria prestigiosa, avrebbe fatto il resto.
Erano giorni che seguivo le sue tracce; avevo condiviso la caccia con diversi avventurieri dalle lingue più assurde, ma alla fine in un modo o nell’altro era sempre riuscito a fuggire non senza aver abbrustolito prima alcuni incauti niubbi. Mi muovevo furtivamente tra gli arbusti che parzialmente nascondevano il mio incedere. Un minimo errore e sapevo che sarebbe finita. Strani movimenti attirarono la mia attenzione: era il momento di mantenere il sangue freddo. Niente errori, una disattenzione poteva costare cara. Sembrava la classica calma prima della tempesta quando tutto sembra assume una consistenza diversa. Muovendomi quasi a rallentatore finalmente lo vidi. Eccolo lì, nella sua maestosa magnificenza, questa volta non avrebbe avuto scampo, sapevo come affrontarlo, sarebbe stato il nostro ultimo incontro. Strinsi l’elsa della mia arma quasi per assicurarmi che fosse lì con me pronta a fare il suo dovere. Ero pronto, ripassai mentalmente il da farsi prima di passare all’azione. Ora….
Che cavolo! La connessione!!! Noooooooo!
Una leggera eruzione elettro-magnetica era tipica in quel periodo e il piccolo modulo abitativo di distanziamento sociale di Francesco era stato investito in pieno. Il modulo era stato naturalmente progettato anche per questa evenienza, ma il sistema di connessione alla rete globale soffriva terribilmente quel tipo di interferenze e infatti era andato in crisi. Si doveva passare ad un sistema laser, ma il cambio tecnologico aveva subito dei rallentamenti.
Visibilmente deluso Francesco terminò il programma ritornando alla visione normale. Il suo apparato oculare cibernetico funzionava perfettamente, ma anche questa volta il drago era riuscito a sfuggirgli. Stirandosi i muscoli del collo decise di prendersi una bibita energetica e, con il bicchiere in mano, aprì la saracinesca dell’oblò principale della sua abitazione da quarantena. Eccola lì, splendida come sempre. La Terra continuava imperterrita il suo sempre più faticoso cammino.
In orbita geostazionaria, dal modulo in cui era confinato per un periodo di almeno un mese, Francesco ammirava il suo pianeta mentre effettuava diversi zoom alla ricerca degli altri modulo come il suo. Poco distante doveva esserci Sandro e un altro paio di amici. Dopo le pandemie del ventunesimo secolo il mondo aveva intrapreso strade di cambiamenti epocali.
Alla virtuscuola si studiava la pandemia del Covid-19 del 2020 indicandone l’anno come l’anno zero della nuova umanità. Erano passati trecento anni e i virus erano ancora, e con sempre maggiore forza, i nemici più temibili dell’intera umanità. Umanità… povera umanità, la sopravvivenza era costata molto proprio in termini di umanità. Modificazioni genetiche ed impianti cibernetici avevano aperto le porte ad un nuovo tipo di essere umano. Era l’era dei cyborg. Sui 600 milioni di abitanti della Terra il’90% della popolazione era di tipo cyborg, il rimanente 10 non aveva avuto modificazioni, non accettava impianti ed era in drastica diminuzione. Francesco era in orbita da 14 giorni a causa del proliferare di una variante del virus EBOLA. I nomi degli agenti patogeni non avevano più alcuna importanza visto che i virus responsabili delle nuove pandemie erano varianti delle varianti delle varianti ecc. ecc. Questo in particolare sembrava avere un tipo di trasmissione aerea, così Il Comitato Della Salute Pubblica aveva attivato la procedura di quarantena nelle zone delimitate come più a rischio. Perfettamente addestrato, Francesco aveva seguito le procedure di distanziamento sociale, salutato i genitori, i fratelli e gli amici e si era preparato alla partenza. Il programma di prossimità virtuale aveva fatto passi da gigante così poteva effettivamente incontrare chi voleva in ambienti virtuali diversi. Una sempre più nutrita fazione spingeva addirittura verso l’abbandono totale della corporeità a favore di un inserimento perenne di ogni mente in un mondo esclusivamentee virtuale, proprio per sconfiggere definitivamente ogni limitazione fisica. Il dibattito diventava sempre più incalzante.
Mentre Francesco sorseggiava la sua bevanda, a destra nel suo campo visivo, si aprì la finestra del gioco che stava facendo prima della piccola tempesta elettro-magnetica. Il sistema era tornato in linea.
Finalmente avrebbe fatto secco il drago. Mentre si accingeva a far ripartire l’applicazione di realtà virtuale un’altra finestra si aprì indicando una chiamata. Apparve la faccia sorridente di Sandro:
“Ciao Francesco immagino che stavi studiando! Ahahah. Mi ha chiamato Orth7, ma sì dai quella di Zeta Reticoli! Ricordi? Ci hanno sfidato ancora, che ne dici?”
Il drago poteva aspettare, era necessario tenere alto l’onore della Terra nell’ennesima battaglia intergalattica.
“Ci sto!”
… quindi il 3 maggio vado direttamente a farmi impiantare qualche protesi????
Ma sì, ti anticipi… 🙂