Super EKO S-300 (1)
Qualche anno fa l’insistente desiderio di costruire da me una chitarra elettrica partendo da 0 diventava sempre più insistente.
Un’attenta analisi dei costi, del tempo da impiegare, dell’acquisto di macchinari e utensili vari e dell’esaurimento che ne sarebbe certamente scaturito, riuscì però fortunatamente a dissuadermi, o almeno ci riuscì solo in parte.
La mia attenzione si spostò dunque su dei kit di montaggio di chitarre made in China: sembrava una soluzione tutto sommato ragionevole per sviscerare finalmente l’amato strumento nei suoi più profondi meandri senza poter fare grossi danni e senza grosse conseguenze sulla mia mente e sul mio portafoglio.
Ero quasi pronto all’acquisto su thomann.de quando mi imbattei, sul sito strumentimusicali.net, in una chitarra estremamente economica: la Eko S-300. Praticamente, ragionando in soldoni, costava meno del kit che avevo scelto e l’intrigante idea prese corpo quasi istantaneamente: la prendo, la smonto pezzo pezzo e ho praticamente l’equivalente del kit, con in più la comodità di avere il body già verniciato.
Il ragionamento non fa una piega e mentre mi complimento col mio cervello per l’eccellente lavoro organizzativo ho già effettuato l’acquisto: 75 euris. Chiaramente le aspettative sul prodotto sono quasi pari a 0, mi aspetto un giocattolo, niente di più, niente di meno e poi nonostante il marchio italiano sempre made in China è.
Finalmente la ragazza arriva. La prima cosa che mi colpisce è il colore del body, un blu metallizzato BELLISSIMO; il disegno della paletta non è male e addirittura sembra essere stato fatto anche un minimo di setup: a primo impatto sono contento. Impaziente attacco il jack al mio fido Fender Deluxe 112 plus per provarla tenendo certamente conto che le corde montate hanno visto giorni migliori.
Il manico (acero e palissandro o roupanà per la tastiera) è piacevolmente comodo e abbastanza scorrevole, lo strumento è leggero e sinceramente ancora non ho ancora capito se il legno di cui è fatto il body sia tiglio o pioppo, ma tanto poco importa per i miei loschi piani di smembramento. I pick up invece fanno letteralmente schifo, senza appello o repliche possibili.
Valutato il prodotto come una non dissanguante ottima scelta per neofiti entry level, comincio lo smontaggio. Mi stupisce il manico, perfettamente incastrabile nel suo alloggio del body; le meccaniche mi sembrano di plastica davvero poco consistente e per di più dallo scomodissimo diametro di 6mm al mozzo; il body ha un solo grosso vano per alloggiare i pick up (comodissimo per poter pensare a configurazioni multiple sss hsh ssh) e alcune piccolissime imperfezioni qua e là di poco conto; il ponte è leggerissimo e anonimo e infatti temo fortissimamente sulla tenuta dell’accordatura e ulla risposta timbrica. A momenti svengo nel vedere come l’amico cinese che l’ha assemblata ha avvitato le viti sul retro per tirate le molle del ponte tremolo… ancora scosso continuo felice di smontare tutto.
Alla fine arrivo allo stesso risultato del kit: un sacco di pezzi da rimettere insieme.
Con in testa ancora lo sconcertante suono dell’elettronica di fabbrica, un nuovo pensiero si fa largo con la dolcezza ammaliatrice della brezza prima della devastante potenza dell’uragano: e se cambiassi i pick up?
L’opera di rimontaggio si trasforma quindi in appalto per un upgrade! Questo è il risultato finale:
Nel prossimo articolo continuerò con la storia della mia Super Eko S-300 ^_^