Mi piacerebbe, sarebbe bello, gratificante, magari risulterebbe un interessante argomento di discussione, spunto per un confronto, consiglio, occasione di miglioramento, di crescita e invece…
Certo avere un qualsiasi tipo di supporto ai miei racconti da parte dei miei amici sarebbe… sarebbe cosa? E se avessi un supporto addirittura da parte di persone a me sconosciute? Beh, quello sarebbe veramente…
Sarebbe, sarebbe, il problema è quello che è; a ben pensarci infatti c’è solo una grande verità, cioè che la mia scrittura è evidentemente un flusso che funziona in un solo verso: va, perdendosi nel vuoto, senza possibilità di ritornare portandosi dietro un qualsiasi forma di interazione.
E perché dovrebbe essere qualcosa di diverso? Veramente mi aspetto di poter vivere scrivendo? AHAHAHAHAH! Siamo seri! Dopo tutto sono l’ennesimo signor nessuno che fa finta di essere “uno che scrive”, all’interno di una moltitudine di pseudo imprenditori della penna, o meglio, della tastiera.
Il fatto è che alla fine va bene tutto, basta saper dare il giusto peso e il giusto significato alle cose che si fanno, si sentono, si vivono, si subiscono, si sopportano. Sempre meglio ricordarselo! Scriverlo mi aiuterà sicuramente a tenerlo ben a mente quando sentirò l’ennesima stupida domanda. Che poi probabilmente risulterà stupida solo a me… ma spero di mantenere sempre questa mia capacità di soppesare ciò che vedo e sento, filtrando il tutto con la mia personale lente della visione del mondo.
Si tratta in fondo di sapersi mettere nei panni di tutti, dell’altro generalizzato per intenderci, una mera questione di punti di vista. Sì, deve essere questo il punto focale della storia: scrivo per focalizzare un punto di vista, e quando riesco a farlo con il “mio”, allora sono soddisfatto!
Ora per esempio, è stato bello, ho scritto e sono soddisfatto.
Paolo Rocchigiani