NICK SENZA LINGUA

Tempo di lettura: 4 minuti

NICK SENZA LINGUA

un racconto di Paolo Rocchigiani


 

DING DING

-Buongiorno signore e benvenuto da Towel’s. Come posso aiutarla? Ha già in mente qualcosa? Se non ha ancora le idee chiare non si preoccupi e lasci che le mostri il nostro nuovissimo catalogo, sicuramente riusciremo a trovare ciò che fa al caso suo. Signore?… Signore… Ehi?

-Faccio io Tom, faccio io. Lascia che mi occupi personalmente di questo distinto gentiluomo. E tu perché non ti prendi il resto della giornata libera? Solo un attimo di pazienza e sono subito da lei signore. Dai, dai Tom, togliti il grembiule, vai a prendere Backy e portala fuori a pranzo. Non è una buona idea? Mi sembra davvero un’ottima idea!

-Ma signor Towel… io…

-Niente ma e niente se Tom, su su vai, ti aspetto domani mattina di buon’ora, scaricano presto quei nuovi prodotti per il soggiorno. Quindi vedi di non fare troppo tardi stasera eh eh!

-E va bene signor Towel, se proprio insiste, farò una sorpresa a Backy e speriamo che non debba accompagnarla a scegliere le tende. A domani allora. Buona giornata…e buona giornata anche a lei signore….

DING DING

SBAM

-Signor Nick, mi creda sono molto sorpreso di vederla qui. Certo non l’aspettavo dopo che…mi scusi, ma quel pezzo è alquanto costoso, vetro finemente lavorato, sa….ecco sì, lo rimetta a posto…grazie! Forse le interessa qualcuno dei nostri migliori articoli? Posso farle un prezzo di favore sa. Su su, non faccia complimenti, lasci che le mostri…No? Niente? Ma sì, guardi, guardi pure. Quella è la sua agenda vero? No non ho una matita… ah ce l’ha lei… Ehm, veramente come saprà, ho già riferito ai…ai suoi amici…compari, colleghi, che io avrei deciso…ecco… di non avvalermi più delle vostre consulenze, della vostra “protezione”. Insomma non avrei più intenzione di pagarvi…. Ebbene sì, l’ho detto… Ah bene mi cancella dall’agenda? Ah grazie, grazie di cuore, lei non sa che gran peso mi toglie, gli affari non vanno benissimo e se dovessi continuare a pagare voi dovrei licenziare il povero Tom, un bravo ragazzo, sa forse si sposa quest’anno! Quindi senza rancore…sì quello è un altro pezzo importante, di grande valor….

CRASH

-Ma cosa ha fatto signor Nick! Guardi che disastro! Cosa le è saltato in mente!

SHHHH

CLIK CLAK

-No, no, aspetti, ora non esageri. Non mi sembra il caso, abbassi la pistola, parliamone, possiamo trovare un…

BANG BANG

AHHH

TUMB

DING DING

SBAM

 

Nick si era versato un altro bicchiere; la bottiglia, quella da cui attingere dopo i “lavoretti” più sensibili, era ormai quasi vuota. Sorseggiando lentamente per far durare di più la compagnia dell’alcolico amico, si avvicinò alla finestra dell’appartamento che usava quando doveva sparire per un po’ dalla circolazione e far calmare le acque. Aveva da tempo imparato a convivere con fantasmi, privazioni e rimorsi dall’alone di pura umanità, ma il non trascurabile peso delle sue colpe lasciava sempre minuscoli residui che gli davano quella strana sensazione: l’idea che tutti sapessero della sua colpevolezza e che qualcuno sicuramente si fosse già messo sulle sue tracce per catturarlo.

“Roba per pivelli” pensò mentre con le luci spente stava in piedi guardando fuori. Si era fatto buio presto. Il quartiere era tranquillo e nessuno avrebbe trovato la pistola di cui si era abilmente disfatto. Non aveva fatto errori, lo sapeva, ora occorreva solo pazienza e presto sarebbe tornato sulla piazza. Tutto procedeva come da prassi ben consolidata, quando Nick fu messo in allarme da rumori che sembravano provenire dalla porta.

DING DING

SBAM

-Buongiorno signor Towel! Aveva ragione, devo ringraziarla per ieri! Backy era veramente contenta per la sorpresa, ah fortunatamente niente tende! Signor Towel, ma dov’è? Oh cavolo, ma cosa è successo? Tutti questi vetri per terra! Signor Towel sta bene? C’è nessuno? Mah! Ci mancava solo la vernice per terra, che disastro… ma questa non è vernice… mio Dio è sangue, sangue! Ma che è successo, signor Towel, signor Towel! Non c’è, non c’è, devo cercare aiuto!

DING DING

SBAM

Nick istintivamente provò a mettere mano alla pistola. Una smorfia di rabbia fu il risultato nel non trovarla. Tese allora l’orecchio. Silenzio. Rimase immobile e poi lentamente posò il bicchiere sul davanzale.

FRRR

Ancora quel rumore. Non c’erano dubbi, veniva dalla direzione della porta. Cercando di non emettere alcun suono, furtivamente cominciò ad avvicinarsi alla fonte della sua inquietudine. “Mi hanno beccato” pensò, “Non fare il pivello, è impossibile” cercava di tornare presente a sé. Arrivato alla porta, il rumore si fece più forte.

FRRR

Non c’erano dubbi, qualcosa succedeva là fuori. Impaziente appoggiò la guancia per vedere dallo spioncino.

Niente, assolutamente niente. Rincuorato, attese un istante stringendo la maniglia, poi sbuffando fuori l’aria aprì di scatto. Nulla.

Sentì qualcosa toccargli la gamba, una mano gli stingeva la caviglia. Strisciando, quello che una volta era il signor Towel, lo teneva imprigionato in una morsa gelida. Nick tentò di urlare, ma il grido morì in gola. Scalciò con l’altra gamba e per un attimo si liberò. Towel allora avanzò mettendosi lentamente in piedi. Cercando di indietreggiare, Nick non riusciva a credere ai suoi occhi e rimase letteralmente paralizzato mentre il sangue sembrava gelarsi. Towel lentamente avanzava. Gli occhi privi di qualsiasi luce, la bocca famelica spalancata in un disumano morso costante, l’andatura incerta ma inesorabile, non poteva essere lui, era morto, morto. Non ci fu niente da fare, in un lunghissimo attimo fu sulla sua vittima, mordendo e lacerando.

Nick cercò di difendersi, ma Towel non sembrava risentire di colpi che avrebbero steso un pugile. Sopraffatto dall’animalesca ed insaziabile fame del presunto cadavere, Nick capitolò mentre il suo sangue lo abbandonava ad un oblio sovrastante. Non riusciva più a pensare anelando un respiro, un altro respiro. Towel si nutrì e poi si alzò per scomparire nella notte, trascinando la sua maledizione. Il corpo di Nick giaceva in una pozza di sangue, straziato e lacerato.

Mentre la luna era alta nel cielo, le dita di Nick cominciarono a muoversi, prima quelle di una mano, poi tutte le altre. Un fremito gli attraversò il corpo e lentamente, nonostante gli arti che inesorabilmente si irrigidivano, si mise in piedi. Fame, aveva fame.

Orrendamente mutilato, privato delle guance e della lingua, si mise in cammino per rispondere all’unico istinto di nutrirsi.

Da carnefice a vittima, condivideva ora con quest’ultima la sua errante maledizione: Nick senza lingua, non era più solo un soprannome.

 

Paolo Rocchigiani

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